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“Fotografia e individualismo”


Alcuni anni fa lessi un articolo sulla fotografia ritenuto atto di “individualismo” che d’impatto sembra un valore negativo, ma in realtà ha una sua “forma etica” che si esprime affermando la libertà di perseguire i risultati, che si scosta da quello “egoista”, per cui il secondo ha la brama di potere, possesso irrazionale e quasi patologico, mentre l’individualista anche se si isola mentalmente, cercando di rappresentare noi stessi e ciò che vogliamo vedere, crede molto in se stesso e ha la tendenza a sentirsi l’unico motore della realizzazione [fotografia] ma con rispetto altrui, lo definirei un “idealista” che cerca di rappresentare se stesso e ciò che vuole vedere, come andare dallo psicologo per esplorare il suo subconscio e giustificare quello che fa, cioè di guardare fuori. E la fotografia in che modo si riscatta? Senza dubbio dal momento in cui viene riproposta all’esterno come immagine in cui ognuno può riconoscere se stesso, a partire da quel momento, la fotografia appartiene a coloro che la osservano, è dunque un bene che le foto vengano stampate per dar modo a chi le possiede di riconoscersi. Il fotografo individualista è un regista che come in un set riunisce molte persone cercando visioni che abitano solo nella sua mente. Negli anni ottanta acquisto la mia prima reflex con il mio primo stipendio. Da autodidatta imparo molta teoria e tecnica, a volte ammetto che mi faceva passare la voglia di fotografare, soffocando la mia sicurezza, allora come oggi. Ricordo bene questo periodo di apprendimento, e l’ossessiva voglia di imparare e sperimentare, a cui non potremo più tornare, in compenso conservo lo stesso entusiasmo di quei tempi ma con più maturità professionale. “Bisogna pensare prima di scattare una fotografia e dopo averla scattata, non durante” (H.C.Bresson) Il mio “ambiente fotografico” è la street photography, la strada è il mio territorio per catturare momenti con malizia, empatia, ma con rispetto per il mondo e per gli altri. Comprendere quali sono le preferenze personali è importante durante le sessioni di scatto, ti invita a farne un uso migliore ogni qualvolta se ne presenti l’occasione. Il valore di questo passo è tutto qui: essere consapevoli di poterle applicare consciamente, svilupparle e farle crescere, con un sano individualismo. Non ritengo importante farlo a colori o in bianco e nero, ci sono stati svariati e numerosi pionieri in questo campo, ciò su cui focalizzo la mia attenzione è una presenza umana, carpirne il contesto, seguendo la luce, e restituirne una versione modificata e riflessa, fotografie “elastiche” come citava Robert Frank, un parametro utile per la creatività perché smuove le abitudini consolidate. Tra le tecniche che uso è scattare con il soggetto frontale, applicando la tecnica “cutoff” (incrociare e tagliare la “traiettoria” al soggetto che ti viene incontro), prediligo anche contesti di “coincidenze, allineamenti, giustapposizioni, azioni colte al volo, ombre e, non da meno, le situazioni di “mistero e rivelatorie”. “Non sono solito dare consigli o ricette: è necessario lasciare che chi guarda la foto in qualche modo la completi. Si deve offrire alle persone un seme che cresca e apra loro la mente.” (Robert Doisneau) Federico Trisciuzzi

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