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"DIETRO LE QUINTE"

La pandemia nello spettacolo

un progetto fotografico di 

Emilio Badolati e Pino Di Cillo

CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI BARI

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Questa non è una mostra on-line.

e non lo sarà, al momento.

adatteremo 'Dietro le Quinte' alle onde della pandemia.

come una zattera.

il nostro obiettivo è una mostra in presenza, perché la fotografia ha bisogno di carta e di sguardi, meno di monitor.

prendete questa anteprima come un annuncio, uno spot, una prefazione. ecco, sì: la prefazione a un romanzo che vorremmo leggeste, speriamo piacevolmente, in una sala. insieme.

L’inaspettato arrivo della 'crisi COVID-19' ha avuto un impatto terribile e dolorosissimo, non solo sulla salute ma, soprattutto, sul mondo del lavoro.
In particolare, la necessità di ridurre ed eliminare gli assembramenti, fonte naturale delle occasioni sociali, ha comportato un duro colpo al mondo della Cultura, costretto a immolare l'uso di teatri, di cinema, di sale concerto, pur di arginare le curve incontrollabili di contagio.
Chiudere queste strutture però, non ha significato solo impedire la concentrazione di persone ma, principalmente, danneggiare l'intero comparto che fattura miliardi di euro e occupa migliaia di posti di lavoro.
Al mero calcolo economico poi, va aggiunto il dirompente effetto psicologico sulla cittadinanza causato dalla mancata fruizione culturale e sociale.
Per porre l’accento su tale situazione, e puntare i riflettori sull'impatto che la pandemia ha determinato sul comparto lavorativo che fa funzionare teatri, cinematografi, sale da concerto, conservatori, scuole, abbiamo immaginato un progetto fotografico che potesse risultare solidale con tutti coloro che operano nel mondo dello spettacolo riproponendoci di realizzare una mostra fotografica con dei contributi multimediali che tendano ad esaltare non solo la bellezza dei luoghi della nostra città in attesa della riapertura ma, essenzialmente, gli effetti che la pandemia sta causando alle vite di attrici e attori, cantanti, ballerini e ballerine, tecnici, costumisti, proiezionisti, fonici, registi, direttori artistici, gestori, proprietari delle strutture, insegnanti e studenti di musica, insieme a tutte le preziose professionalità di supporto alle attività.
Abbiamo contattato (talvolta senza esito a causa probabilmente della forzata chiusura) tutti i luoghi culturali della città e siamo entrati in essi coinvolgendoli nel progetto, insieme al fondamentale apporto di Erica Lopez e Flavio Centrone che ci hanno coadiuvato in questa avventura con la loro professionalità e passione.
Qui si potrà visionare solo un abstract di quanto elaborato, mentre la mostra fotografica a cui si approderà, da allestire in presenza con immagini inedite non appena le norme sanitarie lo permetteranno, sarà condivisa con tutte le strutture cittadine che hanno aderito all'iniziativa:

AncheCinema, Casa di Pulcinella, Kismet/Teatri di Bari, Il Pentagramma,

MultiCinema Galleria, Nuovo Teatro Abeliano, Teatro Palazzo.

 

La pandemia ha accelerato un processo rivoluzionario nella fruizione dello spettacolo dal vivo e del cinema. Tablet, smartphone e smartTV stanno stravolgendo il linguaggio e la percezione del pubblico. AncheCinema ha alla base del suo progetto culturale l'idea dello spazio come parte dello spettacolo. Abbiamo accolto questa iniziativa  perché crediamo nell'idea del centro culturale di produzione e distribuzione di contenuti, di relazione tra artisti e confronto costante. Questa iniziativa è l'esempio più concreto di quanto un luogo possa entrare in un progetto, vivere nel progetto e diventarne parte con la sua identità.                                                                                                                                 Andrea Costantino

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CASA DI PULCINELLA


Siamo chiusi da oltre un anno. Non era mai successo.
Oggi, nonostante l'assalto feroce di un virus mortale,  il teatro si conferma  un luogo sicuro, eppure i teatri continuano a rimanere chiusi.
In teatro, tra gli spettatori in sala e tra gli artisti in scena, circola un virus diverso da tutti gli altri: un virus che spinge a riflettere, a esercitare un pensiero critico e libero che in questi tempi di  massificazione e di conformismo può fare paura.
Per ora non ci resta che seguire le decisioni del Governo e nel frattempo ripetere, per l'ennesima volta, l'augurio consueto:
"Signore e signori, speriamo di rivederci presto".

                                                                                Paolo Comentale 

Eccoci prigionieri nella rete che la Natura, oltraggiata e offesa, ci
tende. Siamo stati colti di sorpresa! Da dominatori del mondo siamo
ora dominati da un invisibile! I teatri sono chiusi perché coloro che dovrebbero avere a cuore il bene della comunità hanno ritenuto che, del teatro, se ne possa fare a meno. Il teatro è un’arte che può esistere solo con la presenza degli spettatori. Corpo a corpo.
In questi mesi di sospensione degli spettacoli abbiamo dedicato il
nostro tempo alla formazione e alla creazione di nuove opere.
Gli spettatori con pazienza ci stanno aspettando, e noi, con trepidazione e la passione di sempre,
stiamo aspettando loro.

                                                                                  Teresa Ludovico

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Viviamo alla giornata ma faccio finta di niente: pianifico, investo e progetto; e mi dico che prima o poi questa brutta avventura finirà e così saremo pronti, più forti e stimolati di prima.

Guido Di Leone

                                                                                  Guido Di Leone 

 

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La pandemia ha colpito duramente i cinema e i teatri; tutti i luoghi e i protagonisti dello spettacolo.

Nonostante ciò guardò il futuro con ottimismo perché sono convinto che condividere con altre persone un film, uno spettacolo teatrale, un concerto, significhi vivere.

E noi tutti avremo ancor più voglia di vivere.

                                                                         Francesco Santalucia 

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Questi tempi terribili concedono tempo alla riflessione.
Il Teatro è un ferito grave che si vorrebbe curare con antidolorifici senza individuare l’origine del suo male. Tutto lo spettacolo dal vivo da quarant’anni procede con circolari, decreti e leggine che stravolgono tutto per non cambiare nulla.
Emozioni, Attori, Palcoscenico, contano ormai pochissimo rispetto a numeri, borderò e quintali di carte. Sarà il fascino discreto di queste migliaia di fantasmi - ovvero il cuore pulsante dello spettacolo dal vivo - dimenticati. E mi sovviene che anche la piccola ultima diatriba sulla opportunità o meno di mandare il Teatro in diretta streaming è
inutile perché è proprio il Teatro che lo esige con forza.
È il Teatro che si ripropone, attesta il suo stato in vita, annuncia la rinascita, decreta la sconfitta del nuovo potente nemico.
È il Teatro che dà appuntamento all’abbraccio.

                                                                                         Vito Signorile

Teatro Palazzo

Il settore dello spettacolo dal vivo è certamente uno dei più duramente colpiti dall’emergenza sanitaria in corso.

 

A pagarne le spese sono stati tutti gli operatori, nessuno escluso, ma per alcuni di essi la pandemia ha portato a delle conseguenze drammatiche.

 

Mi riferisco in particolare agli artisti e alle maestranze, professionalità senza le quali lo spettacolo dal vivo, semplicemente, non esisterebbe. Eppure, la fragilità delle normative di settore fa sì che figure altamente specializzate siano inquadrate con contratti di lavoro inadeguati, che non riconoscono i livelli di competenza dei lavoratori né forniscono loro adeguate tutele in casi di inattività, malattia, congedi, ecc..

 

A riprova di ciò, i ristori “generosamente” concessi non hanno raggiunto l’intera platea dei professionisti dello spettacolo e, comunque, sono stati tardivi e di entità insufficiente.

 

Nonostante la scarsa attenzione nei riguardi di tali categorie, le manifestazioni di protesta da queste organizzate, come quella denominata “bauli in piazza”, sono state le più ordinate e composte dall’inizio della pandemia ad oggi. Credo sia un bel segnale per chi avrà il compito di lavorare ad una radicale riforma del sistema legislativo.

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Roberto Signorile

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Non si è mai trattato del luogo. Non è mai stata una sedia più o meno confortevole, uno schermo enorme o un palcoscenico pieno. Sempre, sempre, l’importante è stato ciò che non si è visto. Una mano stretta, timidamente, per la prima volta, ad un’altra, guardando un film che in realtà era solo un pretesto per portarla lì. Una fotografia scattata nel buio del palco, nascosto dalla forza delle luci che illuminavano chi doveva invece essere visto. [...] Eppure l’eco di quella mano, di quella voce, di quei sussurri, è ancora palpabile in quel luogo, così legato alla tua memoria che anche se non ne avesse uno lo chiameresti comunque per nome. Eppure quell’eco ancora combatte contro il tempo che non senti più scorrere, ma che invece corre. E non può più combattere da solo.

Emilio Badolati

E' l'applauso ciò che manca allo Spettacolo: ai Teatri, alle Sale concerto, agli Stadi, talvolta ai Cinema.
manca quel valore aggiunto al lavoro oscuro di migliaia di persone che non vogliono essere ricordate solo nei titoli di coda ma omaggiate per il loro impegno e il loro sudore. perché, anche se spesso non si vede, quelle persone sudano nell'organizzare e incastrare date sui cartelloni, nel collegare cavi in posizioni improvvide, nel trattenere e rilasciare corde che aprono e chiudono quinte e sipari, dipinti con grande passione e professionalità.
la mancanza di sudore è la vera 'cifra' della pandemia nello spettacolo. ben oltre i freddi numeri dell'economia e dei ristori.
alla mancanza del loro Sudore e dei nostri Applausi è dedicato questo piccolo contributo.

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Pino Di Cillo

Se sia stata più opprimente la necessità di rimanere in casa o l'impossibilità di ballare, ancora, non saprei dirlo. Se mi sia mancata più la mia libertà, la mia vita, la mia normalità, o la danza, neanche questo saprei dire. Ma forse è semplicemente impossibile, ché alla fine la mia vita, la mia normalità, è sempre stata la danza, e lo sarà sempre. Ed il pubblico ha sempre fatto parte di quella vita, di quella normalità, tanto che ballare per il vuoto, per le sedie e per l'aria ha avuto il sapore di un monologo allo specchio, per cercare di calmarsi, di recuperare un po' d'aria. Perchè alla fine pure ballare in quel vuoto ha avuto un'importanza fondamentale, è servito a colmare un po' il mio, di vuoto. Pure il senso di oppressione e di asfissia della mascherina, se paragonato alla chiusura, all'impossibilità di liberare muscoli e cuore al seguito delle note, ha avuto il sapore di una boccata d'aria. E ha permesso di gridare a quella parte di me che con la voce non si riesce ad esprimere, perchè chi la Danza la chiama per nome sa parlare solo attraverso essa

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Erica Lopez

Il 2020 è stato un anno buio, privo di colori e luci.

L’idea di creare un concept video, da far rientrare in questo progetto, è stata una sfida alla rinascita: una luce che si accende in una sala vuota.

Proprio quest’immagine ha fatto nascere in me il plot del video, con i suoi dettagli ed i suoi colpi di scena. 

Le note di Vivaldi, con il suo “Inverno”, sono il sottofondo ideale per raccontare l’energia repressa e la sofferenza di un comparto, quello dell’intrattenimento visivo, in stasi da più di un anno e che non vede l’ora di riaprirsi al pubblico.

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Flavio Centrone

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